Oggi inauguriamo una nuova sezione di DTA col resoconto della nostra escursione al rifugio Mont Fallère.
Dopo le brevi gite in giro per la Valle d’Aosta a seguire i concerti di Musicastelle Outdoor 2020 ed Aosta Classica 2020, a Settembre 2020 abbiamo infatti deciso di cimentarci nell’escursione al rifugio Mont Fallère, un’esperienza che coniuga la bellezza della natura con la bellezza di moltissime sculture lignee.
Il percorso che porta al rifugio, conosciuto anche come “Rifugio Museo”, è costellato da un centinaio di sculture in legno realizzate dal proprietario del rifugio, Siro Viérin, uno degli scultori valdostani più famosi.
Per raggiungere il rifugio si parte da un sentiero appena dietro l’Hotel Notre Maison a Vetan (Saint Pierre). Da qui imbocchiamo il sentiero n° 13 che ci porterà alla nostra meta in circa 2 ore secondo l’indicazione.
Ad accoglierci ed indicarci la via c’è subito una bella statua:
La prima parte del percorso è abbastanza agevole ed adatta anche a noi che non siamo abituati a camminare in montagna ed inizia la gara a chi riesce ad individuare il maggior numero di opere, disseminate lungo tutto il percorso. Secondo voi chi ne avrà trovati di più? Carlo o Alessia?
Il panorama è bellissimo e la splendida giornata di sole ci permette di ammirare le montagne che ci circondano:
Dopo i tratti pianeggianti però la strada inizia a cambiare, cominciamo a sentire un po’ di pendenza man mano che ci avviciniamo alla parte boschiva incontrando sempre più statue e, con la scusa di fotografarle, riusciamo a riposarci un po’ e riprendere fiato.
Lungo il percorso siamo accompagnati da opere a grandezza naturale di due ragazzi col naso all’insù, forse alla ricerca come noi degli scoiattoli sui rami? La cura dei dettagli è straordinaria a dimostrazione di tutta la passione che c’è dietro questi lavori:
Una simpatica tartaruga ci invita inoltre ad andare piano ma poco più avanti una lepre ci ricorda però che la cucina del rifugio chiude alle 15 e che non possiamo tardare troppo:
Gli animali iniziano a diversificarsi ed individuiamo facilmente ricci, marmotte, volpini, serpenti che ci accompagnano fino ad un tratto ancora più in pendenza ma fortunatamente ombreggiato. Qui incontriamo anche dei bambini che ci fanno da “ciceroni” indicandoci un gallo cedrone, qualche uccellino, dei funghi e tanti altri simpatici animaletti.
Il paesaggio si apre sempre di più ed usciamo finalmente dal bosco per ritrovarci di fronte forse la parte con più pendenza ed arrivare a quello che è il ricongiungimento tra le due strade che portano al rifugio dove ci sono alcuni personaggi a farci compagnia:
Poco più avanti sulla strada la fauna cambia nuovamente ed iniziamo ad incontrare cervi, cinghiali, civette, gufi, pettirossi fino ad arrivare al regno degli stambecchi con l’ennesimo cartello che ci avvisa che siamo quasi arrivati alla meta:
Arriviamo quindi ad un omaggio alla cultura valdostana con la statua di Jean-Baptiste Cerlogne, padre della poesia franco-provenzale in Valle d’Aosta, noto soprattutto per il suo dizionario valdostano e la grammatica:
Poco più avanti, sempre per restare in tema di storia valdostana, ecco che ci troviamo catapultati ai tempi dei Salassi che occuparono la Valle nell’VIII secolo e si scontrarono coi Romani.
La vittoria dei Romani sui Salassi portò alla fondazione di Augusta Praetoria ovvero la città di Aosta nel 25 a.C. popolandola di veterani della guerra pretoriana.
Siamo sempre più vicini alla destinazione ed incontriamo stambecchi, anatre, cervi e tanti altri personaggi fino ad arrivare ad un gruppo di mucche col pastorello ed il suo cane.
La nostra escursione al rifugio Mont Fallère sta per volgere al termine, siamo infatti giunti ai 2385 metri ed ad accoglierci ci sono nuova statue:
Ci rilassiamo finalmente ed aggrediamo il nostro pranzo al sacco, decisamente meritato dati i quasi 600m di dislivello. Oltre alla vista spettacolare, poco distante è in lavorazione una nuova opera scultorea del maestro, che andrà ad arricchire la già numerosissima collezione.
Dopo pranzo, ci dirigiamo al laghetto poco distante, scendendo leggermente di quota a valle del rifugio: si tratta del Lac des Grenouilles, ovvero il lago delle ranocchie… l’acqua è limpidissima e riusciamo anche ad avvistarne qualche esemplare! Questa volta non in versione scultorea bensì in carne ed ossa. Ci lasciamo andare con qualche ripresa in 4K perché i colori sono magnifici, ma purtroppo è giunta l’ora di rientrare.
La strada per il ritorno è lunga e, nonostante la discesa, le ginocchia si fanno sentire così da rallentare un po’ sul finale, rimirando ancora una volta le bellissime sculture. Un’escursione davvero particolare, che vi consigliamo sicuramente di fare… se siete dei principianti sentirete le fatiche ma sarete ripagati abbondantemente!